È il 1986, anno cruciale nell’evoluzione della Guerra Fredda tra Stati Uniti e URSS, quando un test di sicurezza scatena l’inferno nel cuore dell’ex Unione Sovietica, causando il disastro di Chernobyl.
Alle morti causate dalla tremenda esplosione se ne aggiungono altre, innumerevoli, avvelenate lentamente nel corso del tempo dalle radiazioni. Ad oggi ancora nessuno è in grado di dire con certezza quante morti ha causato il disastro di Chernobyl.
LA GUERRA FREDDA TRA URSS E USA
È il 1986, momento storico fondamentale nell’evoluzione della Guerra Fredda tra Stati Uniti e URSS e l’elezione di Mikhail Gorbaciov come segretario generale del Partito comunista sovietico promette l’inizio di una nuova era nei rapporti tra le due superpotenze che porterebbe alla scongiura di un conflitto nucleare.
Il clima, infatti, è ancora teso e si teme un attacco alle centrali nucleari in URSS. È appunto per questo motivo che si effettuano diversi test di sicurezza per verificare il funzionamento dei reattori, anche in condizioni sfavorevoli. Simili operazioni avvengono nel sito nucleare di Chernobyl, situato nelle adiacenze della città ucraina di Pripjat’, a 16 km dal confine con la Bielorussia. La centrale nucleare viene utilizzata per produrre energia elettrica ad uso civile e plutonio per scopi militari, attraverso l’uso di quattro reattori.
DISASTRO DI CHERNOBYL: L’ESPLOSIONE NELLA CENTRALE
Nella notte tra il 25 e il 26 aprile, dentro la centrale nucleare di Chernobyl, sono in corso dei test di sicurezza su uno dei quattro reattori. È il numero quattro quello interessato dalle operazioni, per le quali vengono disabilitati alcuni dispositivi di sicurezza. Durante il test però qualcosa va storto, per quello che forse è un errore umano, unito ad alcune falle tecniche e strutturali. Poco dopo l’una di notte, il reattore numero 4 esplode come una pentola a pressione.
Una violenta spinta di vapore fa saltare in aria il coperchio di oltre mille tonnellate che serviva a chiudere ermeticamente il nocciolo. L’esplosione libera un’enorme quantità di grafite e provoca un incendio che comincia a disperdere nell’aria isotopi radioattivi. Non si tratta di un’esplosione nucleare, come quella di una bomba atomica, bensì di una reazione dovuta all’incontenibile pressione del vapore a causa di un imprevisto innalzamento della temperatura del nocciolo. Ma una volta scoppiato l’incendio, è emergenza radioattività.
LA NUBE RADIOATTIVA
L’incendio sprigiona una grande nuvola carica di materiale radioattivo, che comincia a contaminare tutta l’area attorno alla centrale. A cominciare da Pripyat, la città più vicina alla centrale nucleare, 47mila abitanti nel giro di poche ore devono abbandonare per sempre le loro case. Nei giorni successivi il vento fa percorrere centinaia di chilometri alla nuvola radioattiva, che si dirige inizialmente verso il nord dell’Europa e in seguito in tutto il continente.
L’emissione di vapore radioattivo in seguito al disastro di Chernobyl si interrompe soltanto il 10 maggio. Lo stesso giorno, a Roma, 200mila persone scendono in piazza e si gettano le basi per il referendum che l’anno successivo porterà all’abbandono dell’energia nucleare in Italia.
DISASTRO DI CHERNOBYL: IL CONTROVERSO CONTEGGIO DEI MORTI
Sul disastro di Chernobyl, a distanza di anni, si leggono rapporti completamente diversi tra loro. Ma è solo nel 2003 che l’Onu ha convocato un incontro istituzionale intitolato Chernobyl Forum, per stabilire le morti accertate. L’uccise sul posto due addetti. Tra i cosiddetti liquidatori civili e militari giunti sul posto per l’incendio, ci furono 134 ricoveri per gli effetti acuti delle radiazioni, di cui 28 ne morirono nel primo mese e 19 negli anni a venire. Tra i civili coinvolti dal fallout radioattivo, intorno alle 600.000 mila persone, circa 4.000 persone hanno contratto tumori alla tiroide. Questo numero salì a 20.000.
Se il numero delle vittime certe è 65, la sicurezza di quante siano morte a causa del disastro di Chernobyl resta ancora sconosciuto. L’OMS ha confermato gli aborti spontanei, tra 100mila e 200mila, ma ha negato l’evidenza scientifica del fatto che i bambini siano nati con una maggiore incidenza di tumori.
Il Partito Verde Europeo ha stilato un altro rapporto in cui dice che le morti presunte sono almeno il doppio, fino a quantificare dalle 30 alle 60mila morti in eccesso nella popolazione mondiale a seguito del disastro. Greenpeace invece fornisce stime tra le 100.000 e le 270.000 vittime, toccando addirittura la cifra di 6 milioni di morti per tumore in tutto il mondo imputabili al disastro di Chernobyl.
DISASTRO DI CHERNOBYL, A CHI ATTRIBUIRE LA COLPA?
Subito dopo l’incidente, un report dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha incolpato gli operatori dell’impianto per aver ignorato le precauzioni di sicurezza e violato le regole. Un altro report del 1992 ha approfondito i problemi: vennero fuori dei difetti nel design del reattore, una completa mancanza di protocolli di sicurezza e una carente comunicazione tra progettisti e operatori, un disastro su tutta la linea.
Quello di Chernobyl è il più grave incidente mai verificatosi in una centrale nucleare, classificato come catastrofe dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica.